SAN MARCO DEI CAVOTI, LA SUA STORIA
E' a Cenna, l'odierna contrada di Zenna, che le fonti storiche collocano il primo nucleo abitato di San Marco dei Cavoti, risalente a epoca preromana. Quando Cenna fu distrutta da un terremoto, raccontano ancora le medesime fonti, i suoi abitanti furono costretti a spostarsi più a valle, insediandosi su di un colle, oggi detto toppo di Santa Barbara, dal nome della chiesa che ivi si trova. Probabilmente un terremoto, intorno al 1349, rase al suolo questa seconda città. Gli abitanti superstiti si spostarono più a nord fondando un nuovo centro, che si sviluppò all'interno delle quattro porte di accesso: tre di esse sono tuttora esistenti Porta Grande, che collega via Roma con via dei Provenzali, Porta di Rose situata fra la piccola chiesa di San Rocco e la Chiesa del Carmine, Porta Marchesale che, passando sotto l'omonimo Palazzo, conduce in Largo Vicidomini, la quarta porta del paese, Porta Nuova, è invece scomparsa.
Nel nuovo nucleo giunse anche una colonia di francesi provenienti dalla Provenza che, intorno al 1350, ripopolarono l'abitato su impulso di Luigi Shabran, figlio di Guglielmo feudatario della zona. Il nuovo centro abitato sorgeva nell'attuale borgo antico di San Marco dei Cavoti, proprio ai piedi della chiesa Madre oggi intitolata a San Marco Evangelista. Il nome del paese ha origine in questo periodo, San Marco dal nome del vescovo cui l'edificio religioso rendeva onore, il Santo vescovo di Eca, cui gli Shabran pare fossero particolarmente devoti (solo successivamente la chiesa fu intitolata a San Marco Evangelista), dei Cavoti da "Gavots" ovvero il nome degli abitanti di Gap, la città della Provenza da dove giungeva la colonia di francesi.
La peste 1656 decimò la popolazione, iniziò l'espansione fuori dalle mura.
Nel frattempo, il feudo sammarchese era passato ai Cavaniglia e successivamente ai Caracciolo. Con l'abolizione del Feudalesimo gran parte dei beni e dei terreni del circondario passarono in proprietà a nobili come i Gagliardi o ad agiate famiglie locali fra queste gli Zurlo, i Ricci, gli Jansiti.
Nel 1891 Il cav. Borrillo fonda la prima casa produttrice di torroni, facendo da apripista a una serie di imprenditori locali che hanno poi reso il torroncino una produzione tipica sammarchese.
Nel 1962 anche San Marco dei Cavoti fu colpita dal terremoto che interessò l'Appennino campano con ingenti danni al centro storico, ragione per cui gli abitanti del centro medievale si insediarono nei nuovi quartieri costruiti attorno ad esso. La Chiesa Madre, che subì notevoli danni, fu abbattuta e in poco tempo ricostruita. Gli anni a seguire registrarono una sensibile espansione anche economica legata in particolare alle attività del distretto tessile, settore che, sul finire del secolo, entra in crisi tanto che con l'inizio del nuovo millennio molte sono state le realtà industriali che hanno cessato la propria attività.
L'economia di San Marco dei Cavoti è ancora prevalentemente agricola, con qualche recente esperienza imprenditoriale nel campo del turismo. Sono infatti cresciute, negli ultimi anni, le attività ricettive e le aziende agrituristiche.
Fra gli interventi pubblici realizzati negli anni '90 ci sono la rimessa a nuovo del borgo antico, l'istituzione del Museo degli orologi da torre, attualmente ospitato in un palazzo del centro storico, e nei primi anni 2000 la ristrutturazione della Chiesa Madre e la valorizzazione del prodotto tipico con l'inaugurazione della Festa del torrone.
